Gli archeologi riportano alla luce i resti di Tamerlano. (Fonte immagine: The Russian Seven)

Nel 1926, alcuni archeologi russi fecero un’importante scoperta nella città di Samarcanda: la tomba di Tamerlano nel mausoleo di Gur-Emir. L’archeologo Mikhail Evgenievich Masson fece richiesta per la riesumazione della salma del grande condottiero, ma le autorità gliela negarono. Dovrà aspettare 15 anni, prima che un gruppo di archeologi si interessasse della scoperta in nome di Stalin.

La spedizione che aveva come obbiettivo la famosa tomba era formata da alcuni dei più eminenti scienziati russi: Alexander Alexandrovich Semyonov, uno storico di storia orientale, Mikhail Mikhailovich Gerasimov, un antropologo e Tashmukhamed Niyazovich Kary-Niyazov, scienziato accademiaco. Gli scienziati erano accompagnati da alcuni cameramen, da uno scrittore (Sadriddin Said-Murodzoda detto “Aini”) e alcuni fotografi. Il mausoleo di Gur-Emir venne messo in sicurezza da alcuni uomini dell’NKVD, in attesa che la squadra arrivasse per iniziare i lavori di scavo.

Gli scavi

Quando nel maggio del 1941 gli scienziati arrivarono sul posto iniziarono le prime difficoltà: i locali non volevano che si scavasse alla ricerca del condottiero, e tentarono di persuadere gli archeologi ad andarsene: gli scienziati risposero che non credevano alle superstizioni e continuarono imperterriti con il loro lavoro.

Il 16 giugno si verificò il primo incidente: una conduttura idrica proveniente dal cantiere di un hotel lelle vicinanze si ruppe, riversando l’acqua all’interno della tomba. Gli archeologi dovettero così accelerare i tempi, poiché temevano che l’acqua avrebbe danneggiato i resti di Tamerlano nel sarcofago. Quattro giorni più tardi si verificò un altro incidente: l’argano con cui avrebbero dovuto sollevare la lastra di pietra che copriva la salma del condottiero si spezzò, costringendo gli archeologi a interrompere il lavoro per ripararlo. Durante le operazioni di scavo le luci usate per illuminare la sala si spegnevano più volte e le apparecchiature di ripresa tendevano a guastarsi, segno forse che lo spirito di Tamerlano non voleva che il suo riposo venisse disturbato. Il cameramen Malik Kayumovich Kayumov dichiarò che alcuni anziani lo avevano avvicinato dicendogli che il sarcofago di Tamerlano non doveva essere violato: Malik seguì i tre anziani che gli fecero leggere un antico testo che riportava la maledizione del condottiero. Malik cercò di parlare con gli archeologi della spedizione, ma quando questi si trovarono di fronte agli anziani li derisero, dicendo che avrebbero continuato comunque lo scavo.

Gli scienziati notarono la maledizione che era incisa sulla lapide di giada: “Chiunque aprirà questa tomba, sguinzaglierà lo spirito della guerra. Ci saranno fiumi di sangue e orrori mai visti”. Gli archeologi ovviamente non diedero peso alla maledizione, e il 21 giugno il sarcofago venne aperto. La sala venne invasa da un odore di aromi, erbe e canfora, usati nella procedura di imbalsamazione del corpo, e la cosa che colpì gli archeologi fu che la persistenza degli aromi era rimasta intatta per secoli.

L’invasione di Hitler

Il 22 giugno del 1941, il giorno dopo l’apertura del sarcofago di Tamerlano, Hitler diede inizio all’Operazione Barbarossa, e le truppe naziste si diressero verso la Russia. L’esercito tedesco vinse molte battaglie, costringendo l’Armata Rossa ad arretrare. Il 19 novembre 1942 il governo russo prese la decisione di seppellire nuovamente le spoglie di Tamerlano, officiando un funerale islamico. Poco dopo i russi vinsero la battaglia di Stalingrado, che cambiò il corso della guerra e che diede inizio alla disfatta della Germania nazista. Fu forse la decisione di Stalin di seppellire di nuovo quei resti maledetti a cambiare le sorti della guerra in Russia? nessuno lo sa, fatto sta che l’ira di Tamerlano venne placata e nessuno in seguito osò mai più mettere piede nella sua tomba.